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23 agosto 1939 / Il «patto del diavolo»

di Marco Innocenti

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22 agosto 2009
Il ministro degli esteri Joachim von Ribbentrop riferisce al Fhà¼rer del trattato di non aggressione tedesco-sovietico del 23 agosto 1939   Hoffmann, Heinrich 23/08/1939 - Museo di Storia della Fotografia Fratelli Alinari-collezione Favrod, Firenze


Il 23 agosto 1939 l'aria di Mosca tremola nel calore estivo mentre Joachim von Ribbentrop, l'inviato del Fuehrer, si appresta a compiere il colpo grosso. All'aeroporto della capitale lo attende Molotov, detto "faccia di granito sorridente". La banda suona l'inno tedesco e i due ministri degli Esteri si scambiano qualche parola prima che il corteo delle automobili, sulle quali sventolano svastiche e bandiere con la falce e il martello, si diriga verso il cuore della città. A notte fonda, in una sala del Cremlino, il patto di non aggressione e i protocolli per la spartizione dell'Est sono cosa fatta.

"Brindo alla salute del Fueher", dice un euforico Stalin, alzando l'ennesimo calice di champagne e definendo Hitler "un uomo per cui ho sempre avuto una straordinaria venerazione". Molotov e Ribbentrop prendono una grossa carta geografica e tracciano i nuovi confini dell'Europa centrale. Stalin, che non ama le mezze misure, avalla firmando in calce con una matita rossa: la firma, enorme, trionfale, è alta 58 centimetri.

La gioia di Hitler
Ribbentrop sorride, pregustando i complimenti del Fuehrer, che l'indomani lo definirà con sinistra enfasi "più grande di Bismarck". Dalla Germania Hitler commenta euforico ma lapidario: "Ho il mondo in tasca". I russi danno carta bianca alla Wehrmacht in Polonia e i due paesi si spartiscono un quarto d'Europa. Un pezzo a me, uno a te. Ai tedeschi il grosso della terra di Chopin, ai russi un fetta minore. Ma non basta. La merce di scambio è il Baltico. Mosca avrà via libera in Finlandia, Estonia, Lituania, Lettonia e nella Bessarabia romena: un'autentica abbuffata di terra e di uomini. E una pesante ipoteca sull'Est.

La parola d'onore di Stalin
Sono le due di notte del 24 agosto. Stalin è sorridente, Ribbentrop raggiante. Gli scatti dei fotografi indugiano sui primi piani. Il dittatore sovietico è freschissimo; come Hitler è un animale notturno, diversamente da lui, però, ama bere generosamente. Ma la rumorosa euforia di quella notte, che copre l'ombra di chi morirà in guerra o sarà elimintato dalle polizie di due Stati sanguinari, non viene dal fondo di un bicchiere. Stalin sa che ora la Polonia sarà sbranata e Mosca parteciperà al bottino e sa che l'Urss, con un colpo di penna, ha riacquistato i confini del 1917. E' un colpo grosso che suggerisce parole grosse. Dopo le firme Stalin parla per l'ultima volta. "L'Unione Sovietica - dice - dà il massimo peso all'accordo e, parola d'onore, non tradirà la Germania".

Morte alla Polonia

Le cambiali saranno presto riscosse. Il 1° settembre i tedeschi invaderanno la Polonia e i russi staranno a guardare. Poi, il 17, l'Armata Rossa aggredirà il Paese ormai in ginocchio, se ne mangerà una fetta e darà il colpo di grazia all'esausto esercito polacco. Gradualmente i pezzi del puzzle andranno al loro posto. Mosca attaccherà la Finlandia e nel 1940 si impadronirà dei Paesi baltici: 25 milioni di uomini, loro malgrado, diventeranno cittadini sovietici. Molti saranno uccisi o deportati e di loro ben poco si saprà.

Guerra
Bandiera rossa e svastica, un innaturale connubio. L'ex imbianchino e l'ex seminarista, i due nemici storici, sono diventati amici. Il patto scellerato folgora l'Europa. Inutile farsi illusioni, ora è chiaro come il sole che la guerra è inevitabile. Copertosi a Est, il Fuehrer è pronto a colpire. L'intesa incendiaria con Mosca darà fuoco alla polveriera europea. La pace spende gli ultimi spiccioli. Il dito dei tedeschi è già sul grilletto. Hitler e Stalin sanno che il loro abbraccio è un reciproco inganno, la prima mossa di una partita a scacchi mortale. Machiavelli ha fatto scuola. Quando, il 22 giugno 1941, la Germania attaccherà l'Urss, l'abbraccio del 23 agosto si trasformerà in uno schiaffo. La più improbabile delle alleanze durerà 669 giorni e svanirà in una morsa di carne e di acciaio. Hitler si strozzerà con le sue stesse mani e il vero vincitore, tra le macerie di Berlino 1945, sarà l'ex seminarista, l'uomo della firma alta 58 centimetri.

22 agosto 2009
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